Prima di iniziare i corsi di lingua dei segni italiana (LIS), raramente mi soffermavo a riflettere sul fatto che io, con le mie orecchie, potessi sentire.
L’udito è un senso che, nella maggior parte dei casi, pensiamo sia ovvio e scontato possedere, ma quando ho messo piede nel mio primo corso di LIS, questa supposizione, insieme a molte altre, si è sgretolata.
Ho scoperto non solo che esistono persone che non sentono, ma anche che dietro questa caratteristica esiste un intero mondo fatto di persone, lingue, culture, lotte ed esperienze.
Le persone sorde hanno costruito attorno alla loro identità e alla loro lingua una comunità, unita da una cultura artistica, ma anche e soprattutto da una cultura pratica.
Per esempio, vi siete mai chiesti come faccia chi è sordo a rispondere al campanello, se non può sentirlo?
È molto semplice: una persona sorda, il campanello lo vede! Infatti, quando un ospite arriva e preme il tasto del campanello, in casa non parte l’avviso sonoro, ma l’avviso visivo: viene installato un sistema di illuminazione che permette alla luce di cambiare colore oppure di funzionare ad intermittenza quando qualcuno si presenta alla porta. Oppure, un’altra interessante chicca di cultura: ma come fanno le persone sorde ad arrivare in orario al lavoro al mattino? Ormai immaginerete la risposta: usano la sveglia!
Anche in questo caso, tipicamente la sveglia usata dalle persone sorde sfrutta altri sensi, quali la vista e il tatto.
Esistono dunque sveglie luminose oppure sveglie a vibrazione, queste ultime posizionate di solito sotto il cuscino. Frequentare questi corsi mi ha consentito di accorgermi di quante sono le barriere di comunicazione e informazione in cui le persone sorde si imbattono quotidianamente, di quanto la società si costruisca esclusivamente pensando ai bisogni e alle caratteristiche della maggioranza, e di quanto invece sarebbe semplice e vantaggioso per tutti creare una società inclusiva, in cui ogni servizio ed ogni aspetto di essa vengano pensati già in partenza fruibili per tutti*.
È grazie all’incontro con ciò che è altro da noi che abbiamo la possibilità di imparare il rispetto e la bellezza della diversità, ma anche di scoprire e capire meglio noi stess*. E studiare la LIS è un modo splendido e assolutamente divertente per farlo!
Una studentessa del Gruppo SILIS